L’acqua, la fonte di vita per eccellenza, essenziale per la vita dell’essere umano. È una delle prime cose che impariamo a scuola: la sua importanza per il nostro organismo è nota in quanto il nostro corpo è costituito principalmente d’acqua, precisamente dal 63%, anche se questa percentuale può variare tendendo a diminuire, a seconda dell’età, del sesso e del peso.
L’acqua è un veicolo di trasporto per tutti i nutrienti e i rifiuti all’interno del corpo umano: senza acqua, le cellule, i tessuti e gli organi muoiono rapidamente. L’acqua è fondamentale come lubrificante e cuscino per le articolazioni mentre a livello oculare agisce come ammortizzatore per mantenere una pressione ottimale sulla retina e la lente.
Durante i pasti l’acqua crea un effetto protettivo e lubrificante sulle pareti gastroesofagee creando un sottile film protettivo dai succhi gastrici e allo stesso tempo facilita lo scorrere del cibo.
Scioglie amminoacidi, glucosio, minerali e molte altre sostanze necessarie da parte delle cellule. Piccole molecole, come quelle dell’azoto e i loro prodotti finali generati durante il metabolismo proteico, si dissolvono nel sangue e devono essere rimosse per evitare di costituire concentrazioni tossiche all’interno del corpo.
I reni agiscono come filtri per questi prodotti di scarto e li espellono, mescolati con acqua; quando i reni si ammalano, come può accadere a coloro che soffrono di diabete, le tossine possono accumularsi provocando una situazione di pericolo per la propria vita.
I fluidi corporei che hanno il maggior contenuto in acqua sono il liquido cefalo rachidiano, il midollo osseo e il plasma sanguigno; risulta quindi di fondamentale importanza per il trasporto dei nutrienti in tutti i distretti corporei e per l’eliminazione e l’escrezione, tramite l’urina, delle scorie prodotte nelle reazioni biochimiche.
L’acqua inoltre svolge una funzione determinante nella regolazione della temperatura corporea (tramite la sudorazione) e della concentrazione dei sali minerali. Proprio perché l’acqua deve essere presente in quantità molto elevate nell’alimentazione umana, viene classificata come macronutriente.
L’acqua è la protagonista indiscussa delle nostre tavole.
Ma nonostante sia insapore e incolore, non tutte le acque sono uguali e si differenziano tra minerali e oligominerali (povera di sali minerali). Esistono diversi fattori da tener conto quando classifichiamo le diverse tipologie d’acqua.
Il residuo fisso, ovvero la quantità di sali minerali e oligoelementi contenuti in un litro d’acqua dopo essere stata sottoposta ad evaporazione a 180 gradi, è una dei primi criteri con cui distinguere l’acqua.
Tutte le acque naturali possono essere lisce, gassate o effervescenti naturali e vengono imbottigliate come sgorgano dalla sorgente.
L’acqua minimamente mineralizzata è quella che ha un contenuto di sali non superiore a 50 mg/ litro ed è indicata quando si utilizzano latti in polvere ed altri alimenti per l’infanzia.
Le acque oligominerali hanno un residuo inferiore a 500mg/litro; il loro ridotto contenuto in sali favoriscono la diuresi e sono consigliate per chi soffre di calcoli renali, per neonati e bambini.
Le acque minerali hanno invece un residuo fisso compreso tra 500 e 1500 mg/ litro; data l’elevata quantità di sali, sono consigliate nei periodi caldi in cui si suda maggiormente.
Per chi segue il protocollo DCD si annovera il consumo ampiamente raccomandato dei 2 litri giornalieri, ponendo particolare attenzione alla composizione e al residuo fisso delle acque che non devono superare i 300/mg litro.
DCD da sempre, fin dall’inizio della sua storia nel 1980, consiglia la famigerata acqua EVIAN, un po’ più cara rispetto alle altre, ma di certo di grande efficacia in quanto si è statisticamente riscontrato un maggior modellamento in termini di diminuzione dei centimetri in chi ha sempre utilizzato questo tipo di acqua rispetto ad altre marche.
Consigliate in alternativa sono la Panna, Vitasnella, Rocchetta, Santa Croce.
Quindi… alla salute!
Un altro consiglio utilissimo è quella di variare le tipologie di acqua ogni tot mesi per non abituare l’organismo ad una sorta di assuefazione e mantenere così un modellamento costante nel tempo.
Di redazione, con la collaborazione della dottoressa Monica Ramiconi, dietista
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