L’obesità è una malattia che si caratterizza per un accumulo patologico di grasso corporeo con conseguenze importanti per lo stato di salute e la qualità di vita.
Negli ultimi decenni il tessuto adiposo è stato oggetto di molti studi scientifici, che hanno dimostrato come la sua funzione non sia solo quella di immagazzinare l’eccesso di energia sottoforma di trigliceridi, ma come esso sia un vero e proprio organo endocrino, cioè capace di produrre una serie di ormoni e sostanze che hanno un ruolo regolatorio su molti aspetti metabolici.
L’obesità infatti è responsabile dell’instaurarsi di uno stato infiammatorio di basso grado, indotto da numerosi mediatori, chiamati adipocitochine o adipochine, prodotte dal tessuto adiposo bianco viscerale. Non sono completamente conosciute le cause ed i meccanismi fisiopatologici che inducono lo stato flogistico associato all’obesità: tuttavia le adipochine sembrano rappresentare il legame biochimico tra obesità, infiammazione e sindrome metabolica.
Il bilancio energetico positivo causa un aumento di volume (ipertrofia) degli adipociti viscerali che risultano meno sensibili all’insulina. Inoltre gli adipociti producono una serie di sostanze (citochine) pro infiammatorie (es. TNFa. IL-1, IL-6, IL-8, IL-10) che contribuiscono all’instaurarsi dell’insulino resistenza. Essa è quindi più spesso la conseguenza e non la causa dell’obesità e della sindrome metabolica.
- LEPTINA: è una sostanze associata alla regolazione della sazietà; nel soggetto obeso vi è una iperproduzione di essa ma anche una resistenza a livello cerebrale. Questo conribiusce ad indurre l’insulino resistenza.
- ADIPONECTINA: svolge importanti azioni antiaterogene, , antidiabetiche e antinfiammatorie; in caso di obesità centrale i livelli plasmatici di adiponectina sono ridotti, per cui il rischio delle malatttie metaboliche aumenta.
- ANGIOTENSINA: il tessuto adiposo secerne anche questa sostanza che in eccesso contribuisce all’instaurarsi dell’ipertensione arteriosa, patologia che spesso complica l’obesità.
Negli ultimi anni sono stati individuati e caratterizzati un gran numero di prodotti del tessuto adiposo; molti di questi sono determinanti per la comprensione dei rapporti esistenti fra obesità centrale, patologia cardiovascolare, dislipidemia, diabete di tipo 2 e flogosi sistemica.
Si è anche definito il ruolo fondamentale del tessuto adiposo nella produzione di complessi segnali che regolano i rapporti fra gli organi che sono coinvolti nell’omeostasi energetica, la sensibilità all’insulina, il metabolismo lipidico ed il sistema immunitario.
È chiaro che l’alterata espressione e secrezione di adipochine, che si verifica nell’obesità, specie se addominale, determina importanti alterazioni circolatorie e metaboliche; dobbiamo tuttavia ancora individuare quali, fra la moltitudine dei prodotti e dei loro effetti, sono fisiologicamente più importanti e quali si possono prestare a modulazione farmacologica. In ogni caso, i progressi nella conoscenza della biologia dell’adipocita consentono di ampliare le funzioni attribuite al tessuto adiposo che, da semplice deposito dell’eccesso di energia, assume la dignità di un organo multifunzionale, con un ruolo centrale nella genesi delle malattie cardiovascolari e della sindrome metabolica.
Questi elementi ci spiegano perché il soggetto obeso spesso trova difficoltà nel perdere peso soprattutto all’inizio di un percorso di dimagrimento, soprattutto se non c’è completa aderenza al piano dietoterapico.
E’ fondamentale il ruolo dell’esercizio fisico moderato (non è necessario scolgere attività fisica ad alta intensità) per stimolare la mobilizzazione ed il rimodellamento dei depositi adipocitari ed aiutare così l’organismo a combattere l’insulino resistenza ed innescare il dimagrimento nella modalità corretta.